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Inquinamento atmosferico: facciamo chiarezza sulle ultime dichiarazioni di Arpa Piemonte

COMUNICATO STAMPA – Torino, 4 gennaio 2021

Inquinamento atmosferico e traffico: facciamo chiarezza sulle ultime dichiarazioni

Per l’ennesima volta leggiamo articoli nei quali si punta a sminuire il contributo del traffico all’inquinamento atmosferico e ad addossare la colpa alle stufe a legna. Per l’ennesima volta proviamo a fare chiarezza.

 

Il traffico e le stufe a legna hanno entrambi responsabilità importanti, così come il settore dell’agricoltura che viene spesso ignorato ma che è molto importante. Il biossido di azoto e non il particolato è l’inquinante più utile a rappresentare il contributo del traffico e di altre fonti di inquinamento perché il particolato è il risultato di reazioni complesse che avvengono nell’atmosfera. L’ARPA Piemonte, e in particolare il suo Direttore, purtroppo cerca di spiegare con tesi semplici e argomenti da bar sport un problema complesso, creando così molta confusione. Bisogna abbandonare questa diatriba tra traffico e biomasse al più presto se si vuole trovare una soluzione ad un problema che uccide centinaia di piemontesi ogni anno.

 

Innanzitutto non è corretto prendere in considerazione solo i dati di due delle cinque stazioni di rilevamento del PM10 se si vuole dare una idea dell’andamento della situazione a livello cittadino, infatti le singole stazioni sono fortemente influenzate da situazioni locali. I superamenti infatti sono stati di 84 giorni a Consolata, 95 giorni a Grassi, 72 giorni a Lingotto, 76 giorni a Rebaudengo e 45 giorni a Rubino.

Se consideriamo la media giornaliera di tutte le stazioni presenti in città, in modo da superare le peculiarità  di ogni singola stazione, e limitiamo l’analisi al semestre critico per i superamenti (1 ottobre-31 marzo) i giorni di superamento sono stati 80, contro i 35 consentiti dalla legge. Se li confrontiamo con i giorni di superamento dei cinque anni precedenti, questi sono stati 60 nel 2019, 62 nel 2018, 111 nel 2017, 71 nel 2016 e 99 nel 2015. La concentrazione medie annua è stata invece pari a 34,3 ug/m3, il 6% in meno della media dei cinque anni precedenti.

Le concentrazioni di PM10 sono strettamente legate alle condizioni meteorologiche, ed ogni anno l’ARPA e la Città Metropolitana (Uno sguardo all’aria 2019) calcolano il numero di giorni favorevoli all’accumulo di inquinanti che nel 2019 è stato il più basso mai registrato in tredici anni (96 giorni), quindi confrontare il 2020 con il 2019 è fortemente scorretto. In attesa che questo dato venga calcolato per il 2020 ricordiamo che i giorni di pioggia, nel periodo critico sono stati solo 35, contro i 50 del 2019 e che questo è uno dei fattori che influenza pesantemente l’andamento delle concentrazioni di PM10.

 

Il particolato misurato alle stazioni di rilevamento deriva solo in parte minore dalle emissioni dirette dei camini e tubi di scappamento, infatti secondo le stime di ARPA Emilia Romagna, valide per la Pianura padana, il 70% si forma in atmosfera come particolato secondario a partire sostanzialmente dal biossido di azoto e dall’ammoniaca, le cui fonti principali sono rispettivamente il traffico e l’agricoltura. Il particolato derivante dalle biomasse appartiene a quel 30% di particolato primario, ed è difficile ipotizzare che possa essere la componente più importante del particolato misurato a Torino.

https://www.snpambiente.it/2020/01/28/qualita-dellaria-nel-bacino-padano-le-molteplici-cause-di-un-problema-complesso/

In conseguenza di tutto questo, il particolato non è un buon indicatore degli effetti dell’inquinamento da traffico, che viene rappresentato invece in modo molto più fedele dalle concentrazioni di biossido di azoto. Per questo inquinante non ci sono limiti giornalieri, quindi si deve fare riferimento alla concentrazione media annua, che per il 2020 è stata di 34,3 ug/m3, inferiore del 22% rispetto alla media dei cinque anni precedenti.

Ma veniamo alla riduzione del traffico. Secondo le stime di enelX reperite sul sito (https://enelx-mobilityflowanalysis.here.com/), la riduzione del traffico a Torino in termini di chilometri percorsi nel territorio cittadino rispetto al periodo di riferimento pre-pandemia (13 gennaio – 16 febbraio 2020) è stata nel periodo  di lockdown” (22 marzo – 3 maggio) pari al 74% mentre nel periodo più recente di “zona rossa” (23-30 dicembre) pari al 37%.

In questi due periodi la riduzione della concentrazione dei due inquinanti in esame è stata del 47% per il biossido di azoto e del 18% per il PM10 durante il “lockdown” (22 marzo-3 maggio) e  del 35%  per il biossido di azoto e del 46% per il PM10 durante la “zona rossa” (23-30 dicembre), rispetto alla media degli stessi periodi nei cinque anni precedenti.

 

 

 

Come ci si poteva aspettare, le riduzioni di NO2 riflettono abbastanza bene le riduzioni del traffico, mentre quelle di PM10 risentono maggiormente delle condizioni meteorologiche dei periodi considerati.

Ancora due parole sul contributo delle biomasse. L’uso delle biomasse è legato sostanzialmente al riscaldamento civile, stufe a legna e pellet. Per ipotizzare che le differenze di concentrazione di PM10, misurate nel 2020 rispetto al 2019 siano dovute in modo prioritario a questa fonte, si dovrebbe ipotizzare un uso del riscaldamento a legna superiore, ovvero che il 2020 sia stato più freddo dei precedenti. Questa tesi però non trova conforto nei dati, infatti i gradi-giorno del semestre critico del 2020 (calcolati sui dati della stazione meteo della facoltà di Fisica dell’Università di Torino) sono stati 1801,5 contro i 1724,8 del 2019. Il fabbisogno di riscaldamento nel 2020 quindi è stato solo leggermente superiore rispetto a quello del 2019, e non si capisce come il direttore dell’ARPA faccia ad attribuire le differenze nella concentrazione di PM10 osservata tra i due anni (pari al 10%) al contributo delle biomasse.

In conclusione, come abbiamo detto sopra, nel 2020 le concentrazioni di entrambi gli inquinanti sono diminuite su base annua, del 22% per il biossido di azoto e del 6% per il PM10 rispetto alla media dei cinque anni precedenti. In una analisi precedente avevamo già dimostrato come le differenze di concentrazioni di NO2 tra il 2020 ed i cinque anni precedenti rilevate nel periodo di lockdown su base settimanale fossero statisticamente significative, mentre quelle misurate nel resto dell’anno non lo sono. Questo a ulteriore conferma della fortissima relazione tra traffico e biossido di azoto.

Spiace veramente che chi per compito istituzionale dovrebbe tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini non riesca nemmeno ad utilizzare i dati prodotti dalla sua stessa Agenzia per fare dei ragionamenti scientificamente corretti. A giudicare da come questa notizia è stata ripresa da alcuni politici locali però sembra che questa sia una strategia utile a chi non vuole affrontare il problema dell’inquinamento atmosferico in modo corretto.

 

Ufficio stampa

Info: info@torinorespira.it