
Dobbiamo ridurre l’inquinamento da traffico per proteggere la salute dei cittadini, non perché ce lo chiede l’Unione europea.
Torino, 24 agosto 2023. Negli ultimi giorni imperversa la polemica riguardante lo stop alle auto diesel Euro5 nel periodo tra il 15 settembre ed il 15 aprile, una misura che comprensibilmente porterà dei disagi ai possessori di questi veicoli come li ha portati a quelli di categoria inferiore già fermati negli anni precedenti.
Se la rabbia dei cittadini colpiti da questa misura è comprensibile, non lo sono per niente le dichiarazioni di assessori e ministri responsabili di queste decisioni, che si difendono dicendo che questa misura “è colpa di Bruxelles” e che va fatta perché “ce lo chiede l’Europa”.
Queste posizioni cercano soltanto di nascondere il fallimento quasi ventennale delle politiche di riduzione dell’inquinamento dell’aria, i cui effetti sulla salute dei cittadini italiani sono i più gravi in tutta l’Europa, e provocano quasi 60.000 morti premature ogni anno, senza contare i ricoveri nelle fasi acute e le sofferenze di chi si ammala in modo cronico. I politici, che ora si stracciano le vesti e puntano il dito contro l’Unione Europea, sanno da almeno un decennio che la responsabilità principale dell’inquinamento atmosferico in pianura padana è dovuta soprattutto alle emissioni del traffico veicolare e dell’agricoltura.
A Torino, infatti, il 70% delle emissioni di ossidi di azoto sono dovute al traffico e i due terzi delle polveri sottili sono di origine secondaria, cioè si formano per una reazione tra ossidi di azoto e zolfo e l’ammoniaca prodotta dalle attività agricole delle campagne circostanti, in particolare dagli allevamenti intensivi e dall’uso di concimi azotati.
Certo, il riscaldamento e le attività industriali contribuiscono, ma ormai è dimostrato che lo fanno in parte minore, e, che se non si ridurranno in modo molto drastico le emissioni da traffico e agricoltura il problema non si risolverà mai.
Nonostante questo, anziché portare avanti politiche efficaci di riduzione del traffico privato, di sostegno al trasporto pubblico ed alla mobilità sostenibile e di transizione ad una gestione sostenibile dell’agricoltura, chi governa ed ha governato in passato la Regione, ha sempre guardato altrove.
Pochi sanno, ad esempio, che il Piemonte è stata l’ultima tra le regioni del nord Italia ad approvare il Piano Regionale per la Qualità dell’Aria, e che in Piemonte esistono 14 linee ferroviarie sospese, che la Regione stessa voleva chiudere definitivamente anziché trovare soluzioni per il loro rilancio. Non è all’Europa che dobbiamo la riduzione dell’inquinamento dell’aria, è ai cittadini italiani, soprattutto a quelli più deboli, come i bambini che soffrono di malattie croniche e gli anziani che muoiono prematuramente. Lo dobbiamo anche ai nostri figli e nipoti, perché quasi ogni azione per ridurre le emissioni di inquinanti dell’aria è anche un’azione per ridurre le emissioni di gas ad effetto serra e combattere il cambiamento climatico, e non c’è momento migliore della peggiore ondata di caldo estremo di sempre per capire l’importanza di questo obiettivo.
Decisioni come questa però pesano soprattutto sui cittadini economicamente più deboli, che spesso vivono anche nei luoghi serviti peggio dal trasporto pubblico. Per questo non possono arrivare all’improvviso, devono essere spiegate bene e accompagnate da misure di sostegno per evitare che si consolidino sentimenti contrari ad una transizione ecologica sempre più indispensabile e urgente.