Il Comitato Torino Respira è nato con lo scopo di migliorare la qualità dell’aria della città di Torino e utilizza anche il diritto per il raggiungimento di tale scopo.
Sono state avviate azioni in sede civile, in sede amministrativa e in sede penale, e sotto questo ultimo profilo è stato presentato un esposto per il nuovo reato di inquinamento ambientale introdotto nel 2015, che ha determinato la Procura della Repubblica di Torino, rappresentata in questo caso dalle sue figure apicali, a citare a giudizio gli amministratori locali che si sono occupati della tutela della qualità dell’aria nel periodo 2015/2019.
All’udienza di ieri, giovedì 4 luglio 2024, il Tribunale di Torino ha prosciolto gli imputati dal reato loro contestato e si è riservato la motivazione della sentenza entro 90 giorni.
Leggeremo le ragioni che hanno determinato la decisione del Tribunale di Torino, ma saremmo alquanto stupiti di trovare un giudizio positivo sulla condotta degli amministratori, in quanto questo sarebbe in palese contrasto non solo con quanto affermato dai consulenti tecnici dei pubblici ministeri, ma soprattutto con quanto sostenuto da tempo dalla Commissione Europea e dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
La Corte di Giustizia ha già per tre volte sanzionato l’Italia (anni 2012, 2020 e 2022) per i continui e sistematici sforamenti dei limiti di concentrazione delle polveri sottili e del biossido di azoto in alcune zone dal paese, tra cui figura sempre l’agglomerato di Torino.
Tali condanne sono state inflitte anche per la mancata adozione di misure di piano che consentissero un rientro nei limiti di legge nel più breve tempo possibile e particolarmente severa è stata la censura mossa sotto questo profilo dalla Corte di Giustizia rispetto al piano della qualità dell’aria della Regione Piemonte, che prevede il rientro nei limiti di legge addirittura solo per il 2030 e quindi dopo oltre 20 anni dal termine in cui si sarebbero dovuti raggiungere tali valori (anni 2005 per il pm 10 e 2010 per il biossido di azoto), valori di legge notevolmente superiori a quelli raccomandati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Il Comitato Torino Respira ha presentato alla Commissione Europea una richiesta di accesso agli atti delle procedure d’infrazione comunitarie promosse nei confronti dell’Italia, accolta solo parzialmente in virtù di un’opposizione presentata dal Governo italiano, e dalla documentazione trasmessa da Bruxelles emergono elementi significativi rispetto alla specifica realtà torinese.
Nel ricorso presentato dalla Commissione Europea il 26 luglio 2019 si legge quanto segue: “il carattere inappropriato delle misure sinora adottate dalla Regione Piemonte è dimostrato da un costante superamento dei valori limite del biossido di azoto nella zona IT0118 (agglomerato di Torino), limite che non scende mai al di sotto dei 65ug/m3 e che è arrivato addirittura al doppio di quanto consentito , ossia 80 ug/m3, nell’ultimo anno di cui si dispone di dati definitivi (ossia il 2017) l’ampiezza di detto dato è un ulteriore indice dell’inadeguatezza delle misure varate dalle autorità competenti, come ricordato al punto 60 del ricorso”.
La Commissione Europea si è pronunciata anche rispetto ad alcuni provvedimenti adottati dalla Regione Piemonte nel 2018, duramente censurati alla loro radice: “nessuna indicazione viene tuttavia fornita in merito al punto c), par. 8, del punto A dell’allegato XV, ai sensi del quale il piano deve indicare la “stima del miglioramento programmato” nonché “i tempi previsti per aggiungerlo”. In tale senso, il piano non rispetta uno degli elementi fondamentali indicati al punto A dell’allegato XV della direttiva non consentendo dunque di sapere se il piano assicura il contenimento del superamento dei valori limite entro il più breve tempo possibile, come invece richiesto all’art. 23, par 1, secondo comma, della direttiva 2008/50/CE”.
In definitiva, ci troviamo di fronte a gravi inadeguatezze ed omissioni già nella pianificazione stessa della tutela dell’aria che respiriamo e che in particolare respirano i soggetti fragili della popolazione del nostro territorio.
Attendiamo di leggere le motivazioni della sentenza, ma da tanti anni ormai attendiamo anche il momento in cui amministratori maggiormente illuminati decidano di occuparsi seriamente della tutela della qualità dell’aria che respiriamo.